
01 Ago La sfida di Mesh Hub. Nuovi orizzonti per la comunicazione musicale
“Guagliù, tutt a post? Va bene se durante l’intervista ci mettiamo qualche parola in napoletano?” Dario Ghiggi è un giovane trentenne originario di Napoli, da diversi anni trapiantato a Bologna. Qui fa il musicista nei DelToro, band grunge/rock a metà strada tra i Nirvana e Jimi Hendrix, con testi profondi in italiano. Qui si occupa anche di cultura, mettendo a frutto gli anni di studi ed esperienza nella natia Napoli. Dario accoglie me e Samer in una luminosa serata di fine giugno, sotto ai tipici portici bolognesi, vicino a Porta Saragozza. È un tipo socievole e solare, ci viene incontro con un sorriso e ci stringe forte la mano, ribadendo l’intenzione di non nascondere le sue origini durante la chiacchierata che andremo a fare. Accanto a lui ci sono altre due persone che scopro essere la sorella, Brunella Ghiggi, anche lei solare e estroversa, e un amico comune nonché batterista dei DelToro, Davide Fisciano, più riservato e riflessivo. Tempo di presentarsi e di finire una sigaretta e scendiamo tutti insieme in uno seminterrato di un palazzo signorile, sede di un coworking. Rimango immediatamente colpito dal luogo, accogliente e ben organizzato: sulle pareti tanti quadri e aforismi celebri, molti dei quali parlano di cambiamento e innovazione. Di questi argomenti difatti andremo a trattare coi tre ragazzi; loro non sono semplicemente tre amici, ma sono i fondatori di Mesh Hub, una realtà imprenditoriale emergente che si occupa di promozione musicale.
“La società si muove tutta in napoletano, quasi quasi facciamo anche la pagina in napoletano sul nostro sito” scherza Dario mentre ci sediamo intorno ad un grosso tavolo per conoscersi Anche Davide e Brunella hanno studiato e fatto esperienza lavorative a Napoli: il primo come grafico e occupandosi anche di comunicazione, la seconda nella progettazione culturale grazie ad una cooperativa che gestiva fondi europei per la cultura, con una parentesi anche a Pisa.
“Abbiamosempre avuto una grossa passione per la musica e per le arti in generale. Questo è stato il motivo che ci ha spinto qualche anno fa ad abbandonare Napoli per venire a Bologna dato che con la nostraband, i DelToro, non riuscivamo a promuoverci a dovere in una realtà come quella campana” ci racconta Davide.
“Venivamo da percorsi lavorativi differenti, ma tutti e tre eravamo accomunati dalla vocazione imprenditoriale. Non ci vedevamo alle dipendenze di qualcuno a lungo. Per questo motivo, una volta venuti a Bologna, abbiamo deciso di impiegare le nostre competenze professionali in un settore che ci stava a cuore, come quello della promozione musicale”.
Fin dalle prime battute rimango piacevolmente sorpreso dalla grande passione che traspare dai loro discorsi, segno che credono tanto in quello che stanno facendo. Sono ragazzi pieni di idee e di voglia di mettersi in gioco, pronti a vedere nella crisi, in particolare quella che affligge il mercato musicale, un’opportunità per inaugurare nuovi percorsi. “Mesh Hub nasce come associazione nel febbraio 2015 e fin da subito ci siamo strutturati come un’impresa. Ci siamo chiesti che cosa mancava nel mondo della musica e, consci pure della nostra esperienza coi DelToro, abbiamo capito che potevamo partire dalla crisi del mercato discografico per cercare soluzioni alternative” prosegue Dario, lasciando poi la parola a Brunella, l’anima più tecnica e pragmatica del gruppo. “Mesh Hub vuole essere una rete tra artisti e addetti ai lavori con il fine di creare uno snodo dove domanda e offerta possano incontrarsi. Per fare questo organizziamo attività e cerchiamo di avvicinare il pubblico con forme innovative. La mission è quella di inventare strategie per riaccendere l’interesse del pubblico, dei locali, delle etichette, delle agenzie verso nuove proposte musicali”.
Le attività portate avanti da Mesh Hub sono di due tipi: da un lato vengono offerti servizi di tutoraggio e formazione per nuove band, in particolare marketing, pubblicità e comunicazione, in modo tale da rendere gli artisti degli imprenditori. Come ci spiega Dario “al giorno d’oggi un musicista non può pensare di fare soltanto il proprio lavoro; deve essere innanzitutto un imprenditore di se stesso e noi gli offriamo gli strumenti. Il messaggio che vogliamo far passare è che se spendi tanti soldi per la formazione e per gli strumenti musicali, ha senso spenderne altrettanti sulla comunicazione. In un mondo dove le proposte sono tante ma la visibilità è poca, questo lavoro è fondamentale”. Dall’altro lato i ragazzi creano eventi ed iniziative dove vengono messe insieme concretamente più realtà artistiche, con lo scopo di inserire la musica in uno spettro culturale più ampio, accanto a grafici, fotografi, video maker. Scopo ultimo di Mesh Hub, quindi, è quello di portare la luce della professionalità dove regnano le tenebre del dilettantismo. Bisogna far passare una volta per tutte il messaggio che fare comunicazione musicale non è un hobby, ma un lavoro a tutti gli effetti e tale va considerato.
A tal proposito Brunella ci fa degli esempi concreti. “Per esempio noi siamo gli organizzatori del contest PULSE. Questo nasce a Roma quattro anni fa ed è un contest rivolto a band emergenti delle scuole superiori; da loro ha avuto un enorme successo e abbiamo deciso di occuparcene noi a livello di intercettazione delle band, svolgimento delle serata, giurie, scelta dei partner e comunicazione nella realtà bolognese. Siamo riusciti a riunire 10 band supportati da 11 partner, da studi di registrazione, ad agenzie, a magazine, ad etichette”. Dario le fa l’eco: “siamo contenti perché abbiamo constatato che il livello dei partecipanti è molto alto, dovuto al fatto che al giorno d’oggi i giovani sono molto preparati perché hanno molte possibilità di fare musica. Ci siamo resi conto però che a questi ragazzi mancano del tutto le opportunità per emergere e farsi conoscere, per questo ci siamo attivati. Ora manca solo la finale e siamo soddisfatti perché la competizione è stata sana e abbiamo avuto una gran partecipazione del pubblico. Inoltre abbiamo avuto il supporto di locali storici bolognesi come l’Arteria, i quali permettono ai ragazzi di esibirsi. Così facendo si gettano le basi per una vera e propria scena giovanile bolognese, obiettivo principale del nostro lavoro”. Alla mia domanda se c’era una target di riferimento mi rispondono che, hip hop puro a parte, si trova di tutto purché i brani proposti fossero inediti. Fare rete mettendo in comunicazione diverse realtà distanti tra loro: è questa la vera essenza di Mesh Hub.
Il lavoro di Brunella, Dario e Davide non termina con i contest musicali. La loro mission è quella di portare un’innovazione ad ogni livello culturale e per tale motivo hanno dato vita a JAM. “JAM vuol dire Job Arts and Music e riprende l’idea della jam session, ovvero momento di unione e condivisione. JAM è un festival di due giorni che ha come fine quello di riqualificare il settore culturale, soprattutto dal punto di vista professionale, tramite il medium della musica. La particolarità di questo festival è che sono i musicisti stessi ad organizzarlo, partendo dai servizi di tutoraggio che offriamo noi. Anche qui si va nella direzione di creare un tessuto che possa dare vita ad un sistema che faciliti l’esposizione di progetti meno visibili o emergenti”.
Io e Samer rimaniamo visibilmente affascinati dai racconti di questi ragazzi, dalla loro storia e dall’entusiasmo che riversano in un’impresa che per molti, nostri genitori in primis, potrebbe risultare azzardata. Eppure ogni dubbio o incertezza svanisce davanti al loro progetto perché, non appena si inizia a conoscerli, ci si rende conto che di fronte si hanno dei pionieri. Si mettono in gioco questi ragazzi, rischiano, ma al tempo stesso osano trovare linguaggi nuovi e strategie differenti in un’epoca che, checché ne dicano, è in profonda crisi dal punto di vista culturale. Facciamo fatica a veicolare contenuti e valori; i mezzi che lo facevano in passato, cioè la musica, rischiano di diventare al giorno d’oggi meri strumenti di marketing.
Tra una battuta in napoletano e qualche aneddoto musicale, terminiamo la nostra chiacchierata parlando di musica italiana e dei DelToro, la loro band. Ma questa è un’altra storia. Da parte nostra c’è tutta l’ammirazione e il supporto per chi ha il coraggio di percorrere strade mai battute prima; ci si prova, magari ci si blocca, ma almeno si è dato seguito alla propria vocazione. Dicono che la musica sia il cibo dell’amore; di sicuro a questi ragazzi la fame non manca.
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