Mixer e i suoi misteri : seconda parte

Mixer e i suoi misteri : seconda parte

Mixer: seconda parte.
Nel precedente articolo abbiamo parlato della struttura mel mixer, chiarendo alcune delle sue tante funzioni. A questo giro andiamo più a fondo, dettagliando i punti finora accennati.
Oggi affronteremo quindi il capitolo legato alla circuiteria del nosto mixer e parleremo delle tipologie di collegamento.
Non ultimo, parleremo delle possibilità che il mixer offre in rapporto ad altre macchine (effetti, processori di segnale, registratori).

Il mixer ci permette non solo di dosare i livelli dei singoli canali. Ci consente di interfacciare più macchinari audio e gestire gli ascolti.

Il mixer ci permette non solo di dosare i livelli dei singoli canali. Ci consente di interfacciare più macchinari audio e gestire gli ascolti.

Vediamo da vicino il nostro mixer…

Come si diceva la volta scorsa, a prima vista il mixer può sembrare un macchinario “esoterico“, davvero poco accessibile.
In buona parte invece il mixer è strutturato in “slot“, ovvero in moduli somiglianti l’uno all’altro.
In linea generale il mixer può essere ripartito in tre macroaree:

  • Canali.
  • Sezione relativa ai ritorni macchina.
  • Aux.

 

Uno sguardo all’interno del mixer

Il mixer va pensato come una matrice costituita da tante colonne quanti sono i canali e tanti livelli orizzontali quante sono le mandate ausiliarie.

Ogni mixer è strutturato in più slot. Si tratta di moduli che permettono di gestire con abilità il missaggio.

Ogni mixer è strutturato in più slot. Si tratta di moduli che permettono di gestire con abilità il missaggio.

  • Canali.
    Rappresentano i singoli ingressi tramite cui amplifichiamo gli strumenti. I canali vengono percorsi dal segnale in senso verticale, passando per i preamplificatori e i filtri.

    Le mandate aux ci consentono di gestire la quantità di effetto ad un canale.

    Le mandate aux ci consentono di gestire la quantità di effetto ad un canale.

  • Mandate aux o mandate ausiliarie.
    Le mandate aux percorrono i canali in senso orizzontale, in maniera che uno stesso segnale possa essere inviato a più destinazioni sonore (una spia o una cuffia). Ci permettono ad esempio di mandare il segnale alle spie o agli in ear monitor del musicista.
    Caso pratico: se vogliamo aumentare la voce nella spia del chitarrista non serve che aumentare la mandata aux sul canale della chitarra.

Esistono due tipi di mandate ausiliarie, ovvero:

  1. Mandate pre fader.
    Queste prelevano il segnale prima che arrivi al fader. Anche mettendo in mute il canale, nell’aux arriverà la relativa quantità di segnale già predisposta. Come intuirete, il livello del cursore del canale è – in questo caso – ininfluente.
    Le mandate pre fader vengono usate per preparare le cuffie per i musicisti. Il fonico è dunque libero di variare i volumi esterni, senza influenzare l’ascolto del musicista.
  2. Le mandate “post-fader“ prendono invece il segnale tenendo conto del livello del canale.
    Vengono solitamente usate per il gestire effetti esterni quali riverberi e delay.
    Il funzionamento è esattamente opposto del caso precedente. Aumentando il livello del fader si alzerà la quantità di segnale nelle spie relative a quel canale. In altre parole la mandata è influenzata dal livello del fader dei singoli canali.
  • Punti di insert.
    Si tratta di una deviazione del segnale verso l’esterno, cui solitamente si ricorre per collegare i processori di dinamica al mixer. Gli insert reimmettono il segnale nel mixer, dopo che ha subito le modifiche desiderate.
    Fisicamente i punti di insert sono collocati nel retro del nostro mixer. A livello di circuitazione possiamo trovarli prima o dopo l’EQ.
  • Tasti di assegnazione.
    Arrivati alla fine del percorso del canale, mandiamo il segnale all’uscita del mixer, oppure lo indirizziamo verso i bus (o gruppi).
    Il pulsantino Left/Right (“L-R”) manda il segnale al master fader. Questo è affiancato da tasti divisi a coppie ( “1-2”, “3-4”, ecc.) . Si tratta dei selettori per “gruppare“ il segnale.
    I gruppi rappresentano l’ideale per gestire un insieme di segnali già bilanciati tra loro, ad esempio per alzare una batteria o un coro premissato rispetto ad altri strumenti della registrazione.
  • Direct out.
    Sono uscite supplementari, poste in corrispondenza di ogni canale. Sovente sono utilizzate per connettere registratori multitraccia dotati di molti canali.
  • Immaginiamo di aver predisposto il necessario per registrare un complesso. Abbiamo collegato il mixer al registratore analogico e diamo il via al tutto.
    Per monitorare il nostro lavoro, non dobbiamo solo ascoltare ciò che stiamo mandando al registratore, ma tenere d’occhio (anzi, ad orecchio) cosa succede sul nastro.
    L’ascolto generale potrebbe andare a gonfie vele, ma potrebbe non essere lo stesso quanto inviato al registratore.
    Ecco dunque che entrano in gioco i ritorni macchina. Questi permettono di ascoltare il reale andamento della registrazione, quando ci interfacciamo ad un registratore.

Speriamo questa breve guida vi sia state utile. Grazie della lettura e alla prossima settimana!

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Luca Figliuoli
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