21 Dic Il ruolo della musica nella crescita del bambino: dal feto all’adolescenza
La musica ricopre svariati ruoli nella vita di ogni individuo. Funge da colonna sonora nei momenti importanti, fornisce spunti quotidiani e riempie le giornate.
Anche per i più piccoli è un utile aiuto e il suo valore nella crescita è ormai indubbio.
[bctt tweet=”Il suono, nell’evoluzione del bambino, è tutt’altro che superficiale.”]
Varie analisi affermano che la musica amplia la creatività, insegna a comunicare meglio e potenzia l’ascolto. Già dall’inizio dell’Ottocento filosofia e psicologia si occupano di dimostrare l’importanza delle arti nella vita del bambino. Le attività artistiche sono strettamente legate allo sviluppo comunicativo e aiutano l’accrescimento interiore.
A Friedrich Fröbel (1782-1852) va il merito di avere dimostrato tali teorie. Grazie a lui inizia la sperimentazione su campo. Inoltre, applica agli studi un pensiero filosofico, mostrando una visione più ampia del progetto.
Le sue ricerche aprono le porte a molte altre interpretazioni, ecco alcuni esempi:
Il celebre Professor Edwin E. Gordon (1927) decreta che la musica si impara come la lingua materna e che tutti sono in grado di comprenderla e apprenderla. La musica si assorbe, si interiorizza. La Music Learning Theory di Gordon ha portato radicali sviluppi nell’insegnamento della musica ai bambini.
Howard Gardner (1943), psicologo americano, formula una teoria sulle differenti Intelligenze presenti negli individui. Rivisita e stravolge la famosa teoria basata sul Q.I, proponendo un’alternativa molto apprezzata, basata sull’elenco di diverse Intelligenze, tra cui quella Musicale.
La definizione di Gardner, nuova e più dinamica, illustra il classico: “Mio figlio è portato per…”
Il grande compositore italiano Roberto Goitre (1927-1980) parlando della sua adorata musica:
“Far musica è… cantare, suonare, ascoltare, creare, pensare, giocare, scoprire, muoversi, danzare, sentire… ”
Si nota che questi verbi si adattano perfettamente anche al bambino.
Mamma io ti sento
L’approccio alla musica inizia già dal grembo materno e aiuta lo sviluppo del feto.
Il feto reagisce alle vibrazioni emesse dalla madre quando parla, canta, ride o urla. Questo significa che, grazie al suono, inizia a crearsi un legame di famigliarità immediato con il corpo che lo accoglie. Il bambino sente la madre e la identifica come tale.
Alla ventisettesima settimana di gestazione la voce della mamma è già parte di lui e poco dopo inizia a distinguere anche suoni più complessi. La musica è presente dalle origini e accompagna il piccolo già nel pancione.
Mamma sto imparando
Dalla nascita in poi il piccolo ode tutti i suoni. La musica funge da vera e propria forma di comunicazione e gli permette di farsi comprendere dalle persone. I rumori emessi nei suoi confronti (pensiamo alle pernacchie compiute da un adulto) sono forti stimolatori e scatenano risate, pianti, gioia o paura. Le emozioni iniziano ad avere un senso logico e diventare risposte a sollecitazioni.
I primi 3 anni di vita ricoprono un momento particolare, in cui il piccolo impara a parlare, mangiare e scoprire. Proprio in questa fase è importante offrirgli la possibilità di produrre musica.
Rapportarsi con strumenti fatti in casa, sonagli, musica radiofonica aiuta il bambino a crescere e capire ogni volta qualcosa in più del mondo in cui si trova. Nella prima infanzia è bene prediligere tamburelli, sonagli o tutto ciò che non crea pericolo, ma produce rumore.
Esistono svariati corsi per genitori e figli, atti a creare momenti sereni, di musica e suoni.
Mamma mi compri una chitarra?
Dai 3 ai 6 anni il bambino acquisisce una sua autonomia. Riesce a compiere scelte precise e sviluppa le sue attitudini. Comincia a sentirsi un bambino grande, che si rapporta alla vita. Questo è un momento topico per svolgere attività musicali volte a aumentare l’espressività, sviluppare l’emotività, favorire il rilassamento e l’integrazione. La musica è universale e permette a tutti di provare sensazioni, sensazioni che accomunano, a prescindere dal luogo di origine.
Ogni bambino sviluppa più o meno attitudine verso la musica, o meglio verso la produzione di musica.
A seconda di attitudini e sviluppo, il piccolo chiederà o accetterà giocattoli musicali diversi. Alcuni giochi a loro stanti e altri che riproducono gli strumenti utilizzati dagli adulti. Il panorama è pieno di giocattoli musicali, al genitore spetta la scelta giusta.
Molto importante è non spingere e forzare il bambino verso uno strumento, la musica deve essere un gioco, un’esperienza piacevole, non un obbligo. Sarà lui stesso, che si sentirà attratto verso lo strumento preferito.
E se non lo farà, avrà comunque i ricordi di esperienze positive legate alla musica e vi si avvicinerà in maniera sana. Non tutti i bambini sono Ludwig van Beethoven (1770-1827) che già a 11 suonava il pianoforte in maniera eccezionale!
Ciò che conta è riconoscere il valore formativo della musica e delle arti in genere, ottime alleate per facilitare la crescita del bambino.
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