
19 Gen A viso aperto. MusiCraft e scena indipendente in dialogo con SIAE
Dalla parte di chi crea. È questo il motto che affianca un noto logo in ambito creativo, conosciuto da tutti quegli artisti che vogliono tutelare il proprio lavoro, oppure da tutti coloro che gestiscono un locale. È questo il mantra che muove l’attività, non solo promozionale, di quella società autori editori conosciuta come SIAE.
Ed è proprio dalla parte di chi produce cultura, in particolare da chi produce musica, che arrivano spesso le critiche più feroci a questo ente a base associativa che, ormai istituzione a tutti gli effetti, pare incapace di generare risposte concrete alle richieste che provengono dalla base reale, ingabbiato spesso in una dialettica fine a se stessa. Diciamoci la verità, la SIAE nel sentire comune non gode di ottima fama e per molti addetti ai lavori è un grossissimo pugno nello stomaco, per non citare altre parti del corpo meno nobili. SIAE spesso è sinonimo di esattori, di mestieranti magari anche politicizzati che impongono tasse, multe e richieste assurde a chi vuole condividere un’esperienza creativa. E lasciateci divertire in santa pace! Eppure la SIAE svolge un ruolo fondamentale nella tutela del diritto d’autore, ruolo che le fu riconosciuto di fatto dai Giuseppe Verdi e dai Giosuè Carducci che nel lontano 1882 decisero di unirsi a Milano per salvaguardare economicamente e giuridicamente il proprio prodotto intellettuale. La SIAE è stata una conquista civile di assoluto valore, ma per svolgere al meglio il compito alla quale è chiamata è necessario un continuo restyling per stare al passo coi tempi. Cambiare vuol dire mettersi in gioco, aprirsi, lasciare andare le certezze.
Cambiare per SIAE vuol dire dare parola ai veri padroni della società: i creativi.
Per fortuna nella nostra Italia esistono persone che lottano quotidianamente per creare ponti come occasioni di dialogo, consci del fatto che è solo nel confronto tra alterità che si generano opportunità di contaminazione, perciò crescita, benessere e bellezza. Queste persone rispondono al nome di Francesca Pagnini e Claudio Avella, in una parola unica: MusiCraft.
MusiCraft è un’associazione culturale impegnata nel promuovere percorsi di auto-produzione e auto-promozione per professionisti del mondo musicale, una realtà fatta di persone che si sbattono in mille attività per far passare il seguente messaggio: la musica è un lavoro. Dignità innanzitutto, dignità per chi decide con coraggio di investire tutto se stesso per dare spazio alla propria vocazione artistica. Francesca, Claudio e tutto il loro staff non potevano perciò rimanere inerti quando si è presentata l’occasione di organizzare un incontro, a tratti quasi storico, tra chi è protagonista della scena musicale indipendente e chi tutela i diritti degli stessi, cioè la SIAE. Forti del nuovo vento che pare spirare dalle parti di viale della Letteratura a Roma, MusiCraft ha colto l’occasione per mettere insieme realtà molto differenti tra loro in un incontro fondato su un reale dialogo, dove tutti potessero essere protagonisti. Tutto ciò è avvenuto per davvero, nello spazio di coworking Avanzi – Barra A nel pomeriggio di sabato 14 gennaio a Milano. Da un lato cantautori, produttori, artisti di strada, cantanti, polistrumentisti, gestori di locali, giornalisti, insegnanti di musica; dall’altro il presidente Filippo Sugar, il direttore generale Gaetano Blandini, il direttore divisione musica Matteo Fedeli, il direttore divisione rete territoriale Pietro Ietto, il direttore divisione licenze e servizi centrali Sergio Maria Fasano. Il tutto moderato e introdotto dal profondo conoscitore del diritto d’autore, avv. Andrea Marco Ricci, fondatore dell’associazione Note Legali. Un incontro così importante non poteva che vedere presenti i massimi esponenti del settore.
Il nuovo corso della SIAE si può far risalire al marzo 2015 quando venne eletto alla presidenza Filippo Sugar, successore di Gino Paoli, dimessosi in merito alla vicenda della presunta evasione fiscale che lo vide coinvolto. Il giovane presidente mise in chiaro fin da subito che il suo intento era quello di dare una svolta alla SIAE, cercando da un lato di migliorare la qualità del rapporto con gli associati, dall’altro di migliorare la qualità del servizio verso una maggiore digitalizzazione. Entrambi i temi sono stati centrali anche nell’intervento di sabato, quando Filippo Sugar ha preso la parola in seguito all’introduzione su che cos’è il diritto d’autore dell’avv. Ricci. Si è parlato di borderò digitali, di una burocrazia più snella. Sono stati mostrati i dati degli anni recenti, i volumi di affari, i software studiati per la ripartizione dei proventi, di come la società si impegna per tutelare i diritti dei propri associati attraverso un controllo costante sul territorio, di come sta cambiando il mercato con l’avvento delle piattaforme streaming, delle differenze con le altre società di collecting mondiali, di come ogni azione messa in atto abbia una missione fissa: mettersi sempre e comunque al servizio di colui che di fatto è il reale interessato dell’ente di intermediazione, cioè colui che crea. Che sia solo uno slogan ripetuto dai vertici per entrare nelle grazie dei partecipanti o un reale indirizzo politico questo è tutto da vedere, ma già il fatto che qualcuno lo abbia detto mettendoci la faccia e prendendosi la responsabilità è un segnale molto positivo. Il nuovo corso che vuole intraprendere SIAE è rappresentato anche dai giovani volti dei responsabili, in particolare ci riferiamo all’ingegnere Matteo Fedeli, un ragazzo che a soli 32 anni si trova già al timone della direzione musica. La sua parlantina rapida ed incisiva con spiccato accento romano, non privo di qualche slang capitolino, lo hanno messo fin da subito in sintonia con una platea formato per di più da suoi coetanei. È di fatto Matteo che ha illustrato le novità più interessanti per i presenti, in primis la possibilità di registrarsi gratis alla SIAE per gli under 31 e gli sconti per incentivare la musica live. Una grossa mano per chi vuole emergere e per tutti quei locali che vogliono dare spazio alla musica dal vivo, suonata da chi magari vorrebbe fare della propria arte un mestiere. Questo è stato il messaggio che è passato.
Non entreremo qui nel dettaglio di tutto quello che è emerso dalla presentazione esposta dai vertici SIAE; report e comunicati lo faranno per noi in maniera più precisa. Preferiamo andare direttamente a quello che è stato che il momento più interessante della giornata, cioè quello delle domande. L’hashtag ufficiale dell’incontro, #dialogando, indicava la via: il nocciolo centrale del meeting era l’opportunità di incrociare le vedute. Il confronto era fondamentale, sia a voce, sia tramite un’apposita busta data ai partecipanti dove scrivere le proprie impressioni da consegnare alla società. Sono stati numerosissimi gli interventi dei partecipanti, ognuno con una richiesta legata al proprio ambito di lavoro. C’era la manager di un gruppo emergente che, non potendo permettersi certe cifre per associarsi, chiede il perché di costi così elevati. C’era il giovane che lamentava il disservizio del sito, per cui la tanto sbandierata digitalizzazione pareva essere una bella trovata pubblicitaria e poco più. C’era il cantautore che aveva delle critiche ai live club, nei quali i borderò sono 9 volte su 10 pura utopia e i cachet ridicoli: meglio la strada. L’insegnante di musica che decide di cimentarsi con un disco di inediti e non riesce a ritornare con le spese. C’era davvero di tutto. Oltre a critiche e provocazioni, c’erano anche tante proposte. Addetti ai lavori del mondo radiofonico che chiedono più spazio per la musica italiana, gestori di startup musicali che propongono clausole diverse per accedere a bandi SIAE, giusto per dirne due. Per ogni proposta la risposta dei vertici SIAE è stata puntuale e non è mai sfociata in litigi o battibecchi. Innanzitutto c’era l’esigenza di capire e raccogliere le impressioni della base, scusandosi quando ci sono state mancanze e fornendo spiegazioni sul diritto d’autore quando si presentavano inesattezze. Lo spazio di un’oretta dedicato al confronto si è protratto tre volte tanto in modo cordiale. Voglia di dire la propria, voglia di mettersi in gioco da parte di tutti con serietà e professionalità, lontano da quella logica insensata che prevale nei ring sui social dove, da conigli da tastiera, ci si improvvisa leoni per sfogare le proprie frustrazioni senza alcun fine costruttivo. Grazie a questo incontro di MusiCraft si è dialogato sul serio, vis a vis, mettendo come priorità il bene di tutto il movimento e non l’interesse del singolo. Che bello spirito, magari fosse sempre così in qualsiasi ambito musicale e politico.
Noi di Gigfound siamo rimasti contentissimi di questo appuntamento, onorati di aver avuto l’occasione di partecipare. Da parte nostra ci auguriamo che sia stato solo l’inizio di un lungo percorso che possa davvero portare un cambiamento, non solo dalla parte di chi tutela i diritti, ma soprattutto dalla parte di chi crea. Facile criticare chi sta in alto, ma è doveroso riconoscere le colpe anche degli addetti ai lavori, categoria spesso formata da gente improvvisata che, non conscia dei propri limiti, non solo non si mette in gioco con umiltà aprendosi al confronto, ma pretende di criticare gli altri senza nemmeno una preparazione decente. È innegabile che il panorama culturale sia in cambiamento e che tante vecchie logiche relazionali tra addetti siano da far saltare; resistere a questo cambiamento vuol dire semplicemente essere fuori dal mondo. Un dato riportato dal presidente Filippo Sugar ci ha alquanto allarmato: nell’ultima elezione solo il 2% degli aventi diritto ha votato per eleggere le nuove cariche di SIAE. È doveroso cambiare rotta. Per quanto ci riguarda riteniamo lodevole che tutti i vertici di una società iper ingessata come la SIAE decidano di scendere nell’agone e di metterci la faccia, eppure sappiamo bene che questo nuovo corso è dovuto da esigenze imprenditoriali e non da mera generosità verso i propri associati. Un nome ogni tanto veniva evocato durante l’incontro di sabato: Soundreef. Un po’ snobbato, un po’ contrastato, un po’ accettato, la reazione della SIAE di fronte a questa realtà emergente concorrenziale è stata ambigua, come se non fosse ben chiara la politica da adottare. L’unica cosa che speriamo è che la SIAE possa davvero recuperare credibilità nei confronti degli addetti ai lavori e di chi crea, non con iniziative pubblicitarie fine a se stesse, non con slogan, ma con azioni mirate fondate su qualità e flessibilità. SIAE non è solo una società di collecting, è anche politica e per questo è chiamata ad una responsabilità importante in un’epoca di grossa disillusione. Che non se la lascino scappare questa opportunità. Noi come Gigfound ci accodiamo a realtà positive come MusiCraft, mossi dalla volontà di promuovere sempre il dialogo e a fare il possibile per sostenere chi si impegna nel far fiorire la bellezza della musica.
(Fonte immagini: SIAE,Gigfound. Video: Musicraft)
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