
27 Set Eight Days a Week: Ron Howard racconta i Beatles
Eight Days a Week: the touring years: è il film che il regista Ron Howard dedica ai magnifici Fab Four. Per i più giovani: di chi stiamo parlando? Dei Beatles, naturalmente.
È nelle sale – per pochi giorni ancora – il film evento sui quattro ragazzi di Liverpool che hanno cambiato il mondo della musica. Non il solito documentario musicale, ma una pellicola con una regia d’eccezione: a condurre i giochi è infatti il premio Oscar Ron Howard.

Eight Days a Week: the touring years è la nuova fatica cinematografica del registra Ron Howard, già dietro la macchina da presa per i capolavori “Apollo 13“ e “Il Codice Da Vinci“.
“Eight Days a Week: the touring years“ è il sentito omaggio che un grande regista dedica ad un fenomeno musicale ineguagliato. Un mosaico fatto di momenti inediti, in grado di raccontare i quattro di Liverpool, dagli esordi al successo planetario.
Eight Days a Week non è solo uno sguardo alla fulminea carriera dei quattro, ma la testimonianza di un complesso la cui musica diventò la colonna sonora di un mondo in preda ad incontrollabili cambiamento.
I Beatles infatti non si limitarono a cambiare il volto della musica leggera, ma divennero un fenomeno di costume: un movimento che invase in maniera capillare la cultura dell’epoca.
Da Happy Days ai blockbuster hollywoodiani: l’escalation di Ron Howard
Celebre per le pellicole ispirate ai romanzi di Dan Brown, Howard ha sbancato i botteghini con “Il Codice da Vinci“, “Beautiful Mind“ ed “Angeli e Demoni“. Non dimentichiamo che il curriculum del regista vanta il famoso “Apollo 13“, che gli è valso numerose nomination a premi Oscar.
Dopo aver diretto “Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick“ l’anno appena trascorso, il prossimo ottobre Howard porterà nei cinema “Inferno“. Il film, ancora una volta, sarà ispirato ai best seller dello scrittore Dan Brown.

Il regista ha dedicato un film docmentario all’ascesa dei Fab Four ed è in arrivo con un nuovo capitolo dedicato alla saga di Dan Brown.
Ma facciamo un salto indietro. Ron Howard muove i primi passi nel cinema ancora in tenera età: già a 5 anni compare nella serie paranormale “Ai confini della realtà“.
Nel 1963 recita in “Una fidanzata per papà“ di Vincente Minnelli; nello stesso anno appare nel “The Andy Griffith Show“.
Nel 1973 ottiene la parte di Steve Bolander in “American Graffiti“ di George Lucas, da questo momento Howard diverrà un volto familiare sul grande schermo.
Negli anni ’70 Ron viene designato per quello che sarà il suo ruolo attoriale di maggior successo. Stiamo parlando di Richie Cunningham, personaggio della serie Happy Days ed eterna spalla di Fonzie.
Arrivato a questo punto Howard decide di lasciare la serie per seguire la carriera di regista. Curiosità: nella serie l’uscita di scena di Richie viene giustificata con l’adesione alla carriera militare. Della serie: più patriottico di così non si poteva.
Eight Days a Week: il nostro punto di vista
Il film che Ron Howard dedica ai Beatles parte da un complesso lavoro archivistico. Basti pensare che la sola ricerca di spezzoni video ed interviste inedite è stato svolto da uno staff di circa trenta persone. Il progetto, iniziato già nel 2002, è rimasto fermo per molti anni, fino a quando Apple (etichetta dei Beatles9 ha coinvolto Nigel Sinclair. Chi è?Nigel Sinclair è stato il famoso produttore di “Living in the material world”, documentario dedicato a George Harrison.
“Eight days a week: the touring years” racconta la parabola musicale di un quartetto forse non del tutto conscio del proprio genio. La storia di un’intensa amicizia e fratellanza, ma anche di un successo smisurato, vissuto tuttavia con spirito forse un po’ naif. Esemplare l’istante in cui un giornalista domanda a McCartney come saranno ricordati i Beatles nella cultura occidentale. Il giovane replica stupito: “Stai scherzando? Non è cultura, è divertimento”.

I Beatles – autori di Eight Days A Week, Let it Be, Help ed altri successi – immortalati agli esordi.
Eight Days a Week racconta l’ascesa incontrollata dei Beatles, ma getta un’occhiata inqueta su un percorso di crescita, liberazione e dissoluzione. Una parabola che ha toccato le corde emozionali di una e più generazioni.
Se infatti nella prima parte si respira infatti un senso di leggerezza, con i quattro che nel backstage che scherzano e giocano, entra poi un senso di disincanto, con i quattro nel ruolo delle star complesse e sofisticate, distanti tra loro e dal proprio pubblico. Diventati rapidamente adulti nuove dinamiche agiscono sui loro rapporti, cambiandoli per sempre. “Andavamo avanti per inerzia”, confessa Paul McCartney.
Il lavoro cinematografico di Howard non testimonia solo i successi di John, Paul, George e Ringo, ma è una lucida disamina sulla nascita del culto in musica: la rapida trasformazione di quattro giovani in oggetti di divinazione. Per questo il documentario non tace le folle urlanti, gli istanti di isteria collettiva, le orde di ragazze che rincorrono i quattro.
Curiosità e suggerimenti finali
Il brano che dà il titolo al film, Eight Days a Week, era originariamente incluso nell’album “Beatles for Sale“, del 1964. Si tratta di uno dei brani del quartetto a riscuotere maggior successo. Curiosamente, la canzone non venne mai eseguiti in sede live.
Se vi piace il genere “documentario musicale“ vi consigliamo anche “Shine a Light“ di Martin Scorsese, dedicato ai Rolling Stones. Da non dimenticare il film “The Doors“ di Oliver Stone, con un magnifico Van Kilmer nei panni di Jin Morrison.
Alla prossima.
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